La Tribuna Grimani
Ho atteso tantissimo questa mostra dopo aver raccontato per l’Accademia degli Incerti, che ringrazio ancora, le vicissitudini della Donazione Grimani e dello Statuario Pubblico, una delle prime raccolte private donate alla collettività per il godimento della cittadinanza. L’antisala della Biblioteca Marciana, sede della collezione dalla fine del Cinquecento, è attualmente in restauro e, in attesa del completamento dei lavori, le statue e i rilievi sono stati temporaneamente riportati nella Tribuna di Palazzo Grimani, la loro sede “originaria” prima della Donazione.
Si tratta quindi di una straordinaria operazione di ricostruzione dell’atmosfera del prezioso camerino, resa possibile grazie al minuzioso studio della documentazione dell’epoca, in realtà non esaustiva per permettere un riallestimento totalmente fedele. Lo schizzo di Federico Zuccari del 1582 e gli inventari sono stati quindi il punto di partenza fondamentale grazie al quale la sensibilità dei curatori ha saputo interpretare il gusto di Domenico e Giovanni Grimani. La nostra grandissima fortuna è quindi quella di poter apprezzare, dopo quattrocento anni, il fascino sofisticato di una delle più importanti raccolte rinascimentali.
I marmi della collezione provengono dalla vigna romana sul Quirinale di proprietà della famiglia, ma è soprattutto grazie ai rapporti privilegiati di Venezia con l’Oriente che i Grimani riuscirono ad acquisire preziosissime opere originali greche.
[…] le memorie che fanno ricordare quanto Venezia sia debitrice dell’antico […]. L’antico le ha dato forma, l’ha trasformata in una magica città di marmo e pietra, l’ha fatta sentire pari a Bisanzio, pari a Roma imperiale […]. L’entroterra veneto era ricco di ricordi di un passato che riaffiorava […]. Venezia mancava di questo passato tangibile, ma aveva davanti a sé le mille possibilità che la navigazione le offriva e che ben presto la vide affermarsi sulla sponda orientale del Mediterraneo.
Irene Favaretto, Domus Grimani 1594-2019, Venezia, Marsilio, 2019
Prima dell’apertura della mostra, il Polo museale del Veneto ha organizzato una serie di incontri presso il laboratorio di restauro, allestito all’interno dello stesso Palazzo Grimani. Molti marmi necessitavano di pulizia ed altri interventi mentre altri, per questioni di fragilità delle mensole e degli altri supporti architettonici della Tribuna, sono stati riprodotti attraverso stampa 3D e/o con altre tecniche tradizionali in modo da ottenere copie molto più leggere. Grazie al lavoro di decoratori esperti, sono state riprodotte fedelmente le venature e i bolli Grimani.
Anche la stessa Tribuna ha subito degli importanti lavori di sistemazione, naturalmente reversibili, per riportare l’ambiente allo stato del Cinquecento. Nel corso dei secoli erano state infatti aperte una finestra ed una seconda porta, che attualmente sono state chiuse con delle riproduzioni di nicchie.
Tra le opere più note, alcune già in situ ed altre provenienti dallo Statuario Pubblico e dal Museo Archeologico Nazionale di Venezia, non si possono non citare il Ganimede rapito dall’aquila che volteggia appeso, la Baccante, l’Antinoo dionisiaco, il famosissimo gruppo di Leda col cigno e l’Eros distratto.
Oltre alla Tribuna, Palazzo Grimani offre altre testimonianze della cultura rinascimentale della Venezia del Tardo Rinascimento e i richiami all’ambiente romano sono innegabili. Il Camaron d’oro è una grande sala posta in asse con la Tribuna, la statua del Sileno (III sec. a.C.) e il calco in gesso del Laocoonte (XVIII sec. a.C.) sono i due punti terminali di questo asse prospettico.
Proseguendo nel percorso che dall’ingresso porta alla Tribuna, si passa per la Sala a fogliami, un ambiente che prende il nome dalla decorazione del soffitto eseguita da Camillo Mantovano nella seconda metà del Cinquecento. La ricca scena naturalistica include specie vegetali originarie dal Nuovo Continente, come il tabacco e il mais e molti animali che sembrano alludere all’integrità del patriarca Grimani accusato di eresia. Il tema di ispirazione naturalistica era ripreso anche nel portico di ingresso dove oggi sono rimasti gli stucchi raffiguranti cesti di verdura e frutta.
L’ala che si affaccia sul Rio di San Severo ospita il complesso degli antichi Camerini ispirati alle Metamorfosi di Ovidio. Di queste sale vorrei qui soffermarmi sul Camerino di Callisto, in particolare sul soffitto realizzato nel 1537-39 da Giovanni da Udine. L’antica tecnica a stucco era stata di recente riscoperta a Roma, basti pensare al ritrovamento della Domus Aurea.
Mi piace proporre un confronto tra questo soffitto, dove Giovanni da Udine incastona degli specchietti tondi nello stucco, con quello della Domus Transitoria di Nerone sul Palatino con le pastiglie circolari in pasta vitrea blu.
Consigli di lettura
- AA.VV., Domus Grimani 1594-2019, catalogo della mostra, a cura di D. Ferrara e T. Bergamo Rossi, Venezia, Marsilio, 2019.
- AA.VV., Lo statuario pubblico della Serenissima: due secoli di collezionismo di antichità, 1596-1797, catalogo della mostra (Venezia 6 settembre – 2 novembre 1997), a cura di I. Favaretto, G. L. Ravagnan, Roma, Biblos, 1997.
- C. Daniotti, Lo Statuario Pubblico dei Veneziani in catalogo, in «Engramma», 43 (2005).
- C. De Benedictis, Per la storia del collezionismo italiano. Fonti e documenti, Milano, Adriano Salani Editore, 2015.
- I. Favaretto, Arte antica e cultura antiquaria nelle collezioni venete al tempo della Serenissima, Roma, “L’Erma” di Bretschneider, 1990.
- I. Favaretto, “La memoria delle cose antiche”: il gusto per l’antico e il collezionismo d’antichità a Venezia, in «Il collezionismo d’arte a Venezia», a cura di Michel Hochmann, Rosella Lauber e Stefania Mason, Venezia, 2008.
- C. Guarneri, Architetture del sapere. Per una storia dell’architettura museale nell’Europa moderna, in «Engramma», 126 (2015).
- C. Guarneri, L’architetto e il collezionista: Vincenzo Scamozzi e Giovanni Grimani per l’allestimento dello Statuario pubblico nella Libreria Marciana, in «Annali di architettura», 29 (2017), pp. 39-52.
- M. Perry, Cardinal Domenico Grimani’s legacy of ancient art in Venice, in «Journal of the Warburg and Courtauld Institutes», 41 (1978), pp. 215-244.
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